Quello che nelle scuole viene presentato come un territorio da sempre coeso, grazie al carattere peninsulare ed alla barriera alpina posta a suo confine, in realtà ha avuto una storia molto travagliata.
Nonostante non sia un segreto come la penisola fu culla di molte popolazioni (Celti, Liguri, Reti, Camuni, Veneti, Etruschi, Latini, Greci, Fenici, Cartaginesi, etc.) non tutti sanno come il nome "Italia" in realtà abbia visto più volte mutare il proprio territorio di riferimento.
Per evitare accuse di strumentalizzazione vediamo cosa ci racconta l'autorevole enciclopedia Treccani:
Il nome latino Italia è di origine osca (Viteliu). Gli antichi lo derivavano da quello di un principe enotrio, Italo, o lo mettevano in relazione con il lat. vitulus «vitello». Secondo studiosi moderni, Italia significherebbe «terra degli Itali» e gli Itali sarebbero stati una popolazione italica che aveva per totem il vitello. Il nome designava dapprima (Ecatèo di Mileto, storico e geografo greco 560-490 a.C. circa) l’estremità meridionale della Calabria; più tardi (Erodoto, storico greco 490-424 a.C. circa) si estese fino a Metaponto e Taranto; poi, nel 3° sec. a.C., alla Campania; poco dopo, a tutta la penisola a sud dei fiumi Arno ed Esino e infine alla catena alpina (Polibio, storico greco naturalizzato romano vissuto tra il 200 ed il 120 a.C. circa e Marco Porcio Catone, politico, generale e scrittore romano 234-149 a.C.). La sanzione ufficiale del nome si ebbe con Ottaviano nel 42 a.C.; l’unione amministrativa delle isole con Diocleziano (diocesi italiciana). Il significato geografico della denominazione è da allora sempre rimasto in uso, al di là delle vicende storico-politiche.
Importante notare l'ultima precisazione perché, come vedremo, nel medioevo il termine "Italia" tornava ad identificare un territorio più ristretto ma tutt'altro che mediterraneo!
Sempre dalla Treccani traiamo la definizione del termine "italiòta":
Italiòta agg. e s. m. e f. [dal gr. ᾿Ιταλιώτης] (pl. m. -i). – Denominazione in uso tra i Greci, a partire dal 5° sec. a. C., per designare i coloni greci trapiantatisi nelle colonie dell’Italia meridionale (Magna Grecia).
Tale nome designava un cittadino delle colonie elleniche dell'attuale Calabria, visto che un greco della Sicilia era invece designato con il nome "siceliòta" [dal gr. Σικελιώτης].
Prima però di dedicarci a cosa accadde nell'anno 1000 ci preme far notare come, anche agli albori dell'impero romano, il territorio italiano non fosse ancora del tutto unificato (o, meglio, conquistato). Infatti lo storico Strabone ci ricorda come, nel 43 a.C., la tribù alpina dei Salassi fece pagare al cesaricida Decimo Bruto, che fuggiva verso la Gallia, un pedaggio per poter attraversare il proprio territorio. L'ultima resistenza contro le legioni invasori si ebbe nel 25 a.C. (quindi molto dopo che la Gallia d'oltralpe perse la propria indipendenza) quando i Veragri, i Seduni ed i Nantuati del Vallese si unirono ai Salassi della Valle d'Aosta (ancora indipendenti dal giogo romano, mentre i territori in pianura, attorno a Ivrea, erano ormai persi) per combattere il nemico comune. Purtroppo l'epilogo fu tragico perché la coalizione venne sconfitta dagli inganni e dalla soverchiante disponibilità di uomini messa in campo da Aulo Terenzio Varrone Murena, luogotenente dell'allora imperatore Augusto.
L'impero romano, poi diventato "d'occidente", cadde nel 476 quando Odoacre, re degli Eruli, depose Romolo Augustolo, l'ultimo imperatore. Dal 493 il regno italico passò all'ostrogoto Teodorico il Grande (noto anche come "Dietrich von Bern" cioè "Teodorico di Verona"). Dopo la morte del grande sovrano passarono pochi anni prima che i bizantini tornassero a sognare la conquista della penisola, iniziarono così le guerre gotiche che durarono dal 535 al 563. La vittoria bizantina ebbe però un risultato poco duraturo visto che nel 569 il nostro grande re Albwin (Alboino) valicò le Alpi coi suoi guerrieri e diede vita al Regno dei Longobardi che durò fino al 774.
Proprio il "Regno dei Longobardi" (a tal proposito consigliamo di consultare il sito www.langbardland.info) ci permette di focalizzarci su una nuova divisione della penisola che tornava a ricalcare quanto visto prima dell'impero romano quando era evidente l'esistenza di un'area "nordica" e di una "mediterranea".
All'interno della Comunità Odinista abbiamo sempre parlato della nostra terra usando il nome "Langbard", contrazione di "Langbardland", termine con cui probabilmente nell'area germanica era noto il "Regno dei Longobardi". Questo regno però non comprendeva tutta la penisola: ne facevano parte solo le macroaree "Neustria", ad ovest del fiume Adda, ed "Austria", ad est dello stesso, e la "Tuscia" (più o meno l'odierna Toscana). I ducati esterni di Spoleto e Benevento, che i territori dell'Esarcato bizantino e del regno papale separavano dal Regno Longobardo, seppur presidiati da contingenti longobardi erano considerati "estero".
Per meglio capire questa situazione citiamo, sempre per non essere accusati di faziosità, quanto si legge nel capitolo I del volume “L’ultimo dei Re Longobardi” pubblicato a Roma, su “La Civiltà Cattolica”, nel 1862 (quindi quando ancora la città non era caduta in mano ai Savoia):
Che se i Duchi anche minori osavano spesso di venire a cozzo armato col Re, ciò molto più era facile ai Duchi di grande Stato e specialmente a quei due potentissimi di Spoleto e Benevento. Anzi di questi due ducati può dirsi che già gran tempo innanzi alla disfatta del Regno formassero piuttosto due Stati a parte, che non due membri del Regno Longobardo. La successione di questi Duchi spesso facevasi col solo consenso dei Grandi o contrastavasi fra i pretendenti senza che il Re se ne intramettesse.Così, fin dai tempi di Re Agilulfo, essendo morto Ariolfo Duca di Spoleto, i due figli del suo predecessore Faroaldo si disputarono coll’armi il principato, il quale rimase al vincitore Teodelapio; né si sa che il Re vi interponesse la sua autorità. Anzi i Re stessi pareano talvolta considerare come stranieri i due ducati. Del che abbiamo parecchi argomenti significantissimi nel corpo delle leggi longobarde. In primo luogo, nei Prologhi stessi delle varie leggi di Liutprando e di Rachis, dove il Re legislatore espressamente avverte d’aver composte le leggi coll’intervento e consenso di tutti i suoi giudici, cioè dei Duchi e degli altri Grandi, Dell’Austria, della Neustria e della Tuscia, non fa mai niuna menzione di quel di Spoleto e di Benevento, non altrimenti che se questi fossero fuori del Regno: eppure in negozio di sì gran momento pare che essi avrebbero dovuto aver parte e menzione principalissima. Di più, in alcune leggi, come nella 61^ e nella 108^ di Liutprando, si parla dell’Austria, della Tuscia, della Neustria adattando la legge alle varie condizioni di queste province; ma si tace di Spoleto e di Benevento, quasi che a queste la legge non dovesse punto provvedere. Vi sono, è vero, due trattati del Codice longobardo, e sono i soli, in cui si fa parola espressa di quei due Ducati, cioè la legge 88^ di Liutprando intorno ai servi fuggitivi, e la 9^ di Rachis sopra i messi spediti in estere contrade. Ma la prima è solo per dire che, se il servo è fuggito nello Spoletano o nel Beneventano, si assegnano al padrone tre mesi di tempo a cercarlo, mentre due mesi solo gli si concedono se è fuggito nella Tuscia, ed un solo se nelle terre al di qua dell’Appennino. La seconda poi vieta sotto pena di morte e di confisca lo spedir messi senza licenza del Re nello Spoletano e nel Beneventano, non meno che a Roma, a Ravenna, in Francia, in Baviera, in Alemagna, nelle Rezie e nell’Avaria; ed equiparando con ciò a questi Stati stranieri o nemici i due Ducati Longobardi, offre appunto un argomento fortissimo a mostrare come lo stesso Re li trattasse come due Stati indipendenti anziché come due provincie del regno.
[…]
Il Regno d’Italia, che si ode spesso risuonare nella storia del medio evo, non abbracciò mai tutta la penisola, ma comprese solo l’alta Italia ed ora più ora meno della mezzana; mentre la parte meridionale reggevasi a Stato indipendente, formando, per così dire, un’altra Italia, per indole, per costumi, per tradizioni e interessi politici tutto diversa dalla Nordica ed impossibile a congiungerlesi in un solo corpo sociale. Lo stesso potentissimo Carlomagno, quando istituì sulle rovine del Longobardo il Regno Italico che diede al figlio Pipino, non pensò punto ad incorporare in questo anche il Ducato di Benevento; ma lasciando al Ducato la sua autonomia si contentò d’averlo tributario: e da questo tributo eziandio i Duchi e poi i Principi di Benevento non tardarono a liberarsi sotto i successori di Carlomagno.
[…]
Notissime poi sono le alleanze che nel secolo VIII i Duchi di Spoleto e di Benevento strinsero più volte coi Romani, e le spontanee dedizioni con cui i loro popoli corsero a mettersi sotto al protezione dei Papi; talchè tra per l’influenza della vicina Roma e pel comune interesse che questi aveano di resistere ai Re longobardi pareano ormai più Romani che Longobardi.
Caduto il Regno dei Longobardi, Carlo "il Porco" (so che capirete se non usiamo l'aggettivo comunemente noto) ed i suoi successori hanno conservato, nella cartografia dell'impero carolingio, il nome del territorio longobardo rendendolo al tempo stesso sinonimo di "Regno d'Italia" (in cui venne fatto rientrare anche il territorio dell'ex ducato di Spoleto).
Nel 962, anno della fondazione del Sacro Romano Impero (secoli dopo noto come "Sacro Romano Impero della Nazione Germanica") il Regno d'Italia comprendeva: la terra dei Longobardi, la marca di Verona, la marca di Toscana, il ducato di Spoleto ed il patrimonio di San Pietro. Il sud (ducato/principato di Benevento) e la Sicilia erano escluse dal territorio.
Questa nuova frammentazione della penisola non solo poneva nuovi confini all'area "Italia", ma fece anche sì che il Regno d'Italia sottratto, dal 1002 al 1014, all'Impero Germanico da re Arduino di Ivrea in realtà altro non fosse se non il vecchio regno dei Longobardi (quindi la Langbard). Importante notare come l'obiettivo di Arduino non fu quello di una indipendenza dall'impero per tollerare le ingerenze politiche della Chiesa (come fece la Lega Lombarda contro il Barbarossa nel 1176), bensì una totale indipendenza sia dall'imperatore sia dal Papa.
Nei secoli che seguirono la penisola continuò ad essere divisa tra varie dinastie finché non venne unificata, a seguito di una campagna di conquista militare, dai Savoia in nome di un'ideale di nazione che, come abbiamo visto, non è mai esistito; stessa cosa può dirsi per la "romanità" tanto sbandierata dal regime fascista e dai nuovi movimenti politici della "destra italiana".
Heil Godan! Heil Langbard!
Kveldulf